“In futuro ci sarà sempre più bisogno di un ambiente aziendale che sappia coniugare la spinta innovativa del digitale con i valori fondanti della propria impresa, aprendosi anche a collaborazioni sinergiche e multidisciplinari per dare origine a nuovi modelli di sviluppo. Le nuove generazioni possono aiutare, facilitare e spingere questo cambiamento, indispensabile per continuare a crescere.

(Donato Iacovone)

Da sempre ho avuto una passione che è stata quella di “osservare”, osservare il mondo che ci circonda, osservare le persone, osservare le aziende e come si muovono, osservare, osservare.

Questa mia passione mi ha permesso, nell’attimo in cui mi veniva affidata una Consulenza Commerciale, di avere la possibilità di mettere in moto il mio pensiero e dedicare tutta la mia determinazione e la mia conoscenza ad un solo obiettivo: “raggiungere il risultato migliore da consegnare all’Imprenditore che mi aveva donato la sua fiducia e che mi retribuiva per ricevere un lavoro che dovesse creare valore nel tempo.”

Il tema che oggi ho scelto per la nostra riflessione settimanale è legato al “cambio generazionale”, per me da sempre importantissimo in qualsiasi azienda. E’ un tema da non sottovalutare, soprattutto se devi creare delle relazioni produttive legate al futuro o se devi dare continuità alla tua amata azienda.

Era il 2004, e ricordo che mi fermai un giorno e mi misi ad analizzare bene i nostri Partner, uno ad uno, con i quali collaboravamo all’epoca. Mi soffermai su questo tema perché guardando al futuro, dovevo pianificare e sviluppare la mia Visione dei successivi 10 anni e avrei dovuto strutturare la mia azienda in funzione dei Partner che avevano lavorato su Visione e cambio generazionale, sui fatturati che si potevano sviluppare e sul mercato, che si trasformava in termini di consumi e di clientela.

Decisi di eliminare ben il 40% dei Partner perché non avevano creato il loro futuro, né con il cambio generazionale, né con il management.

Fu una scelta rischiosa ed anche coraggiosa. A distanza di anni fortunatamente si è rivelata una salvezza per la continuità della mia amata azienda di famiglia e tutto è andato bene.

Sempre nel 2016 continuai ad approfondire questo tema e, tra le mie ricerche, mi rimase impresso un articolo dove lessi quali erano le 7 condizioni per un passaggio generazionale di successo a cura di Guido Corbetta e Alessandro Minichilli, docenti della Cattedra AIdAF-EY di Strategia delle Aziende Familiari dell’Università Bocconi in memoria di Alberto Falck.

1. Distinguere l’impresa dalla famiglia;

2. Applicare un sistema di governance moderno;

3. Premiare le competenze;

4. Definire un quadro di regole condivise;

5. Prepararsi anche all’imprevisto;

6. Privilegiare una prospettiva di processo;

7. Coinvolgere attori terzi.

“Oggi il 23% dei leader di aziende familiari ha più di 70 anni e le aziende guidate dagli ultrasettantenni mostrano performance reddituali inferiori rispetto alle altre”, spiegano Corbetta e Minichilli. “Il 18% delle imprese familiari prevede un passaggio generazionale nei prossimi 5 anni – e si tratta di un passaggio davvero delicato, visto che solo il 30% delle aziende sopravvive al proprio fondatore e solo il 13% arriva alla terza generazione”. In Italia il 65% delle aziende con fatturato superiore ai 20 milioni di euro è costituito da aziende familiari, secondo i dati dell’Osservatorio AUB sulle Aziende Familiari Italiane.”

Altro pensiero che mi ha colpito è quello di Elena Zambon, Presidente AIdAF:

“Troppo spesso gli imprenditori affrontano da soli il passaggio generazionale, uno dei momenti più importanti e critici nella vita di un’impresa familiare. Sono infatti convinta che solo un confronto aperto e franco possa far superare le barriere intergenerazionali e far crescere le imprese italiane e, quindi, il Paese”

L’esistenza di una proprietà responsabile è il prerequisito fondamentale per far fronte alla sfida del passaggio generazionale, insieme a un sistema di valori che, guardando alla meritocrazia, promuova l’eccellenza più dell’appartenenza familiare. Inoltre il coinvolgimento di attori terzi, secondo quanto emerge dalle storie di molte imprese, permette di integrare le conoscenze dell’imprenditore ampliando così le sue valutazioni tecnico-economiche.

Per un corretto ricambio generazionale, gli imprenditori devono evitare gli errori più comuni come confondere i ruoli di proprietà, governo e direzione; considerare la successione un obbligo verso il passato e non un’opportunità per il futuro; insistere su un modello di business obsoleto. A questi si aggiungono: la mancata formazione imprenditoriale delle successive generazioni; un confronto carente tra genitori e figli; l’idea che il patrimonio tradizionale di valori rappresenti l’unica soluzione a prescindere dal contesto culturale e socio-economico e una scelta sbagliata degli attori terzi.

Il mio umile suggerimento che aggiungo per concludere è il seguente:

“Non dire a tuo figlio o tua figlia che cosa deve fare nella vita, ma lasciagli/lasciale fare quello che vorrà fare. Se sceglierà altro, aiutali ed interessati al loro sogno. Se invece vorranno continuare la tradizione di famiglia, racconta loro la tua Visione, fagli conoscere tutti i processi aziendali, fagli fare tanta gavetta ed investi tantissimo in formazione ed in consulenze esterne (valuta e scegli bene con chi confrontarti e chi può aiutarti, ma fallo) e vedrai, sarete felici entrambi e alla fine saranno loro a raccontarti la loro Visione.”

(Foto di copertina di Marco Di Carlo)