Il principale compito dell’uomo è dare alla luce se stesso.”
(E. Fromm)

Qualsiasi Azienda nell’Universo ha una componente straordinaria che si chiama: “PERSONE”!

Chi guida un’Azienda, tendenzialmente e soprattutto oggi più di ieri, sono i manager delegati che hanno una grandissima responsabilità, perché sono le persone che possono creare ricchezza, possono creare sviluppo, possono rendere felici le persone, sono il motore di tutto.

In questa fase di cambiamento universale però si sono perse alcune caratteristiche legate al ruolo del management. Attenzione ci può anche stare, perché comprendo che nulla è semplice e che siamo in un periodo di grande cambiamento epocale, però non bisogna dimenticare il tema della responsabilità sociale e Aziendale, pensando solo al proprio tornaconto e a se stessi, e non pensare alla comunità che rende viva l’Impresa.

Io penso che bisogna avere il coraggio di continuare a combattere con etica ed una giusta morale, con impegno, con spirito di sacrificio, con un pizzico di rischio e tanta preparazione, e portare il “vero credo” in quello che si fa giorno dopo giorno, per sviluppare l’impresa con consapevolezza.

Basta con questa terapia che osservo ormai diffusa nelle Aziende e nel management che si chiama PIC Therapy.

Come di consueto una volta al mese ho il piacere di avere un ospite gradito nel mio Blog.

Oggi ho il piacere e sono onorato di farti conoscere il Dott. Antonio Messina, Presidente di Hara Risorse Umane un grande professionista che da oltre vent’anni di esperienza concreta sul campo nelle Direzioni HR sia in aziende nazionali che internazionali, ha governato la Direzione Risorse Umane in Italia, in territori europei e poi a livello globale.

Di seguito il suo dono, un suo straordinario articolo sul tema della maturità manageriale, e con piacere lo condivido anche con te testualmente:

MANAGER SENZA CORAGGIO:

Negli ultimi anni sto osservando in diverse realtà aziendali un preoccupante trend negativo in termini di maturità manageriale. Sto constatando, infatti, che sono sempre più numerosi i manager che, nel confrontarsi con i propri superiori, non dimostrano coraggio.

Il problema credo sia accomunato a tutti i livelli, ma penso che il Middle Management in particolare stia attraversando una preoccupante crisi comportamentale.

Da parte di questi manager noto, verso i loro superiori, molta accondiscendenza, tanta acquiescenza, parecchia arrendevolezza, e un forte “signorsìismo” che in diversi casi sfocia in atteggiamenti di “zerbinaggio” spesso ridicoli e quasi fantozziani.

Ad esempio, vedo che si accettano obiettivi impossibili, anche se non li si condivide, per paura di andare contro le direttive aziendali e subire possibili conseguenze.

Mi si racconta di input e comandi irrispettosi nei confronti di clienti, di colleghi e di fornitori, eseguiti dai manager, anche se considerati assurdi e in contrasto con i valori personali e aziendali, per timore di mettere in discussione decisioni che vengono dai quartieri alti, a volte figlie di momentanee emozioni esagitate.

Ravviso da parte dei manager comportamenti e risoluzioni senza buon senso nei confronti dei propri collaboratori, adottati per quieto vivere e per scansare possibili conflitti o discussioni con i propri superiori gerarchici.

Tutto ciò ha un effetto devastante in termini di consenso, autorevolezza e leadership da parte di questi manager. Il risultato sull’engagement e sulla motivazione dei collaboratori è poi disastroso, soprattutto quando i manager, non avendo coraggio ed evitando un confronto costruttivo con i propri superiori, non “fanno da filtro” tra il Top Management e i collaboratori, ma si limitano a fare da “passacarte” e da meri esecutori.

Io posso capire che oggi nel mondo del lavoro la precarietà delle posizioni manageriali sia maggiore rispetto al passato. E capisco anche che bisogna portare la “pagnotta” a casa, e che questa necessità sia ancora più impellente per chi “tiene famiglia”! Ma mi chiedo se il timore di ripercussioni spesso sbandierato dai manager non sia superiore alle reali conseguenze e, d’altra parte, credo che sia altrettanto sconveniente attivare comportamenti che farebbero arrossire dalla vergogna persino Fracchia o Fantozzi!

Un esempio su tutti: il manager che accetta obiettivi in cui non crede e che ritiene siano impossibili da raggiungere, ma che non argomenta le sue ragioni e non fa comprendere le sue perplessità ai propri superiori, non penso faccia del bene a se stesso, né al Top Management, né alla stessa azienda.

Certo, si può obiettare dicendo che, in un esempio simile, il primo irresponsabile sembrerebbe essere il Top Management che assegna ai suoi manager obiettivi impossibili senza verificarne la condivisione degli stessi. In effetti, dal mio punto di vista, questo diffuso comportamento dei quartieri alti aziendali dimostra scarsa responsabilità e inadeguata maturità manageriale. Ma questo non deve trasformarsi in un alibi per il Middle Management! Non deve essere la scusa per dimostrarsi debole, lamentarsi, piangersi addosso e accettare l’obiettivo impossibile con poca dignità e, aggiungo, molta irresponsabilità.

Io penso che oggi, più che mai, le aziende debbano investire tempo e risorse nella creazione e nella diffusione di una cultura del coraggio, dell’assertività, del feedback e del confronto costruttivo top-down e bottom-up!

Mi chiedo quanto HR e il top management siano consapevoli di questo aspetto? Quanto la people strategy aziendale sia allineata a questa necessità?

In caso contrario, Fracchia e Fantozzi che, per quelli della mia generazione, sono stati una macchietta geniale e molto divertente, si trasformeranno nella visionaria predizione del manager moderno! E allora ci sarà poco da ridere e molto da piangere in termini di effetti e conseguenze sulle persone e sul business.

Antonio Messina

(President and Executive Trainer & Consultant at Hara Risorse Umane)

Che dire, dopo aver letto questo magistrale pensiero del meraviglioso Antonio che ci regala un momento per una fantastica riflessione, ho avuto un’esplosione di gioia perché penso che questa è la dimostrazione che la maturità, il coraggio, la preparazione e la determinazione sono la componente principale per l’atteggiamento giusto atto a migliorare il mondo dell’impresa nel mondo e soprattutto in Italia, ed anche per rendere felici le persone.

Un’Azienda va bene se TUTTI stiamo bene!

Le persone possono lavorare con serenità, possono dare il loro contributo, possono farsi il mutuo per comprare una casa, possono comprarsi la macchina, possono fare quelle cose belle che si facevano una volta e che sono sempre fondamentali per la crescita personale.

Personalmente dico basta con questa “PIC Therapy”, non è la cura giusta per sviluppare qualsiasi Azienda.

“Il coraggio morale è una dote molto più rara del coraggio in battaglia.”
(Robert Kennedy)

PS: A proposito Vuoi sapere cosa significa “PIC Therapy” ?

Scrivimi in privato a massimo@creati.it , Ti risponderò con gioia per assolvere la tua eventuale curiosità.

📷 di Massimo Creati

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